The Division 2
Quello di The Division non è stato di certo un inizio scoppiettante. Numerosi erano i problemi che assillavano il gioco e i programmatori, tanto che il lavoro da fare per rimettere a posto il tutto fu prolungato e probabilmente estenuante. Le cose, tuttavia, non sono andate così male, nei mesi successivi, e la saga sembrava aver recuperato e conquistato la fiducia di numerosi appassionati.
Quella di The Division 2 era un’avventura che iniziava in tutt’altro modo: Le premessa per una grafica migliorata e per delle meccaniche di gioco collaudate, di cui Ubisoft sembrava conoscere ormai la formula perfetta, facevano ben sperare i fan della serie, compreso il sottoscritto. Uscito il 15 Marzo 2019 per Ps4, Xbox One e sistemi Windows, il gioco avrebbe dovuto rilanciare la serie e puntare alle stelle, sfruttando anche l’ottimismo dell’utenza nei confronti di un primo titolo recuperato in extremis e il cui gameplay stava iniziando a piacere a molti.
La trama, primo tallone d’Achille
All’inizio della storia siamo subito coinvolti in un adrenalinico scontro con numerosi nemici. Tutto è ovviamente studiato per farci imparare le meccaniche di base, e diverse cutscenes ci consentono di raggiungere il luogo di nostro interesse: Washington D.C.
La città non è stata risparmiata dal “virus del dollaro” di cui era stata vittima anche la città di New York, e tutto è precipitato nel caos.
In questa sede troviamo posto all’interno del “Centro Operativo” (lascio a voi scoprire di cosa si tratta) dove gestirete moltissime operazioni e dove comincerà la guerra per riprendersi l’intero territorio della capitale statunitense. Ovviamente, i nemici proveranno a impedirci a tutti i costi di prendere posto all’interno del “loro” edificio, ma si tratterà di una battaglia dall’epilogo inevitabile.
Un sequel con ben pochi richiami:
Nonostante le prime missioni siano parecchie adrenaliniche da un punto di vista del gameplay, a livello di trama iniziano a stancare già a metà strada. Poco apprezzabile, da parte mia, è soprattutto il fatto che vi sono ben pochi collegamenti con la trama del primo episodio, se non qualche vago riferimento qua e là che per nulla incide sugli eventi dell’attuale gioco. Non solo, ma rispetto all’episodio di New York, ai nemici manca obbiettivamente il carisma e la personalità che serve per attirare la nostra attenzione. I bei tempi di Joe Ferro, insomma, sono giunti al termine (PS: Joe Ferro è il capo dei cosiddetti “Purificatori” di The Division 1 😉 ).
Qualcuno ha detto “ripetitività”?
La storia risulterà piuttosto insipida per la maggior parte del tempo, con solo qualche breve momento in cui sembra tentare di riprendere vita. Un vero peccato, soprattutto considerando quante cose si sarebbero potute riprendere dal primo episodio e considerando che l’inizio della trama non mi era sembrato poi così male.
Troppe volte le missioni principali si limitano ad un “vai al luogo A, elimina i nemici, usa il terminale (o distruggi questi elementi, ecc.), elimina il “boss” ed esci dal luogo A. Missione Compiuta!”. Manca la percezione di quanto è importante quello che si sta facendo, manca la visione di uno scopo e di una causa che vanno ben oltre l’attività da completare.
Insomma, manca la sensazione di coinvolgimento, fondamentale per poter apprezzare al meglio la trama di un gioco.

Il Gameplay già collaudato aggiunge qualche novità
“Squadra che vince, non si cambia”, questo dice un famoso proverbio. A quanto pare, anche Ubisoft sembra conoscerlo, e ripropone meccaniche molto simili al primo episodio per quanto riguarda il gameplay.
Trovo meravigliosa la possibilità di giocare l’intera campagna con gli amici e di proseguire con loro l’esplorazione dei territori di Washington, completando missioni secondarie, attività e tutto quello che il titolo ha da offrire.
The Division 2 dà la possibilità ai giocatori di completare il tutto anche in solitaria, ma è un approccio che sconsiglio, se non per sporadiche sessioni in giro per la mappa a completare attività e a cercare equipaggiamento (di cui parleremo tra poco).
Attività collaterali ovunque!
Le possibilità offerte da The Division 2 in termini di attività da svolgere sono veramente tante: le missioni principali sono infatti circondate da segnali radio da dirottare, persone da liberare, territori da mettere sotto controllo, convogli da intercettare e persone da aiutare; non solo, l’intera mappa, suddivisa in settori, contiene numerosi avamposti da riconquistare, che ci possono garantire equipaggiamento extra e un punto di viaggio rapido. Inoltre, Questi luoghi possono essere riforniti di cibo, acqua e componenti, per poter così ottenere dei bonus.
Inoltre, The Division 2 propone un’elevata quantità di elementi collezionabili che ci garantiranno punti esperienza e informazioni che, in alcuni casi, ci aiuteranno pure a completare degli obbiettivi e delle quest. Un’idea già presente nel primo episodio, ma a mio avviso riproposta in chiave un po’ meno coinvolgente.
In compagnia è bello, ma…
Tutte queste cose da fare garantiscono un sacco di ore di intrattenimento, anche se purtroppo, alla lunga, la sensazione di ripetitività può iniziare a farsi strada: nonostante, infatti, giocare in compagnia di qualche amico sia piacevole e completare numerose missioni in gruppo sia divertente, a un certo punto si ha come la sensazione di essere un criceto sulla ruota, dove ogni serie di missioni completate, ogni progetto portato a termine e ogni attività completata ne sblocchi altrettante in un circolo vizioso senza fine. Questa sensazione (che ho provato sulla mia pelle intorno al livello 24-25), tuttavia, tenderà a svanire una volta raggiunto il livello 30, dove una serie di contenuti extra verrà resa disponibile al giocatore.
Soliti colori per oggetti
Le regole della saga restano pressoché invariate anche quando si parla di nemici, equipaggiamento e abilità: rinnovando infatti il suo appuntamento con gli elementi tipici del gioco di ruolo, il titolo propone oggetti di vario colore, dal blu, al viola, al giallo, fino ad arrivare al verde.
Maschere, ginocchiere, corazze, zaini, fondine, il vostro set di armatura deve fornirsi di tutti gli elementi necessari per sopportare il fuoco del nemico, che non esiterà ad eliminarvi qualora se ne presentasse l’occasione.
…Nemici…
Anche i nemici avranno una barra vita colorata: dal rosso tipico degli avversari standard, si passerà anche qua al viola e al giallo, fino ad arrivare ai nemici “in giallo” con la corazza (rappresentata da una serie di piccole tacche bianche sopra i punti vita) e con tanto di nome scritto, ad evidenziarne la pericolosità.
…e Armi!
I colori sono nuovamente presenti anche nelle armi, che aggiungono la categoria dei fucili standard alle già conosciute tipologie di strumenti di morte a disposizione dei giocatori. Fucili d’assalto, mitragliatrici, mitra, fucili di precisione, ognuno con le sue abilità, i suoi effetti speciali, i suoi pro e i suoi contro.
A questo si aggiungono le mod, accessori che potenziano gli oggetti e le armi a disposizione dei giocatori, per ottenere degli ulteriori miglioramenti ai parametri. Non solo: diverse mod vengono applicate anche alle abilità, attraverso un sistema che differisce leggermente da quello del primo The Division, ma la cui logica non si dissocia più di tanto.
Nuovi contenuti dal liv. 30
Ogni oggetto che troverete all’inizio avrà un livello richiesto, e sarà impossibile utilizzarlo a meno che il vostro giocatore non rispetti tale condizione. Una volta giunti al liv.30, ogni oggetto che troverete (mod comprese) avrà solo un punteggio potenza, che indicherà approssimativamente la forza di quest’ultimo e che potrà essere utilizzato senza alcun requisito richiesto. Un sistema già visto nel precedente episodio, che non aggiunge niente di nuovo nel capitolo successivo. Da una parte la trovo una scelta logica, perché stravolgere un sistema che aveva appena cominciato a funzionare nel precedente capitolo avrebbe avuto ben poco senso; dall’altra, forse, alcuni avrebbero voluto vedere qualche idea in più.
L’interfaccia ne esce stravolta
Paradossalmente, uno degli elementi che ha subito più cambiamenti all’interno di questo contesto è il menù del giocatore. Utilizzando una collocazione degli argomenti a icona e dividendo il reparto “inventario” da quello degli “abiti”, mi sono reso conto di una differenza piuttosto importante tra le due opzioni: se la prima risulta infatti strutturata abbastanza bene e con un interfaccia piuttosto intuitiva, dall’altra ci ritroviamo un guardaroba molto caotico, dove all’inizio si tende ad avere anche qualche difficoltà a trovare ciò che si cerca. Nulla a cui non ci si riesca ad abituare, ma il menù inventario sembra essere in generale molto più funzionale.
Il PvE e il PvP
Si è già parlato del fatto che The Division 2 offre la possibilità di giocare l’intera campagna in compagnia degli amici o comunque di altri giocatori. E se qualcuno volesse giocare “contro” altri giocatori? Beh, può affidarsi alla fantomatica “Zona Nera”!
La Zona Nera!
La Zona Nera è un luogo, un’area, dove è possibile incontrare anche altri giocatori durante l’esplorazione, con la quale interagire e collaborare nell’eliminazione sistematica dei nemici in circolazione. Ma non è tutto: ai giocatori è consentito attivare il programma “traditore”, con la quale si sceglie di schierarsi contro la Divisione per un certo periodo (o fino alla morte del giocatore stesso). Questo significa che tutti quelli che incontrerete, e che non sono giocatori traditori, sono contro di voi. “Una bella seccatura”, verrebbe da pensare. Teoricamente non ci sarebbe nulla da guadagnare nel mettersi contro chiunque e iniziando a sparare a qualunque cosa si muova, se non fosse per le ricompense che si possono ottenere. Fare lo sgambetto alla morte e portare a termine i compiti del traditore porta con sé delle interessanti ricompense, oltre all’opportunità di rubare l’equipaggiamento degli altri giocatori.
Gli oggetti contaminati:
Come sfruttare quest’ultima possibilità è presto detto (o scritto… ma ci siamo capiti 🙂 ) : Un giocatore che raccoglie equipaggiamento o armi nella Zona Nera trova molto spesso materiale contaminato, ovvero contenente tracce del virus con cui ovviamente è meglio non aver a che fare. Per decontaminare questi oggetti è necessario far arrivare un elicottero che li carica e li porta in un centro decontaminazione poco prima di consegnarli nel vostro deposito oggetti (cioè la cosiddetta “scorta”). Fino a qui, il concetto non è difficile da comprendere. L’elicottero, tuttavia, va chiamato sparando un bengala, che naturalmente avviserà “tutti quanti” (ma proprio “tutti”). In altre parole, nemici del gioco, altri giocatori e, di conseguenza, potenziali traditori, possono tranquillamente decidere di venire a trovarvi, con tutto quel che ne consegue. Dovrete guardarvi le spalle nei minuti che vi separano dal completamento del vostro obbiettivo, perché l’elicottero dovrà arrivare, voi dovrete legare gli oggetti attorno alla fune che verrà calata e poi dovrete proteggere il carico finché l’elicottero non se ne va.
Riassumendo, saranno minuti molto, molto lunghi, credetemi 🙂
Cosa fa esattamente un “traditore”?
I traditori più scaltri faranno la loro mossa al momento più opportuno, cogliendo tutti di sorpresa quando nessuno se lo aspetta. Non sarà facile nemmeno per lui, anche perché nel momento in cui il protocollo è attivo, tutti i giocatori dell’area vengono avvisati. Perciò, lo status di traditore non viene attivato subito, ma “in corso d’opera”. Certo, se i traditori sono in gruppo, in maggioranza o comunque nettamente più forti, è probabile che riusciranno a portare a casa il risultato. Non va escluso, tuttavia, la possibilità che invece si debba giocare ad armi pari, rendendo la componente strategica e mentale una cosa importantissima.
Insomma, le attività nella Zona Nera non mancheranno di certo, tra luoghi da completare, obbiettivi personali ed estrazioni da portare a termine. The Division 2, oltretutto, non propone solo una Zona Nera, ma ben tre!!!

La modalità conflitto:
Coloro che adorano la variante PVP nei videogiochi ma vorrebbero evitare le seccature dell’intelligenza artificiale e dei suoi nemici possono contare sulla modalità conflitto. In questo caso si avranno a disposizione due scelte: schermaglia e dominio.
Schermaglia:
La prima altri non è che uno scontro tra squadre 4vs4 che si concluderà quando le vite di una squadra saranno esaurite e tutti i suoi membri saranno stati eliminati. Frenesia, adrenalina e tanta azione la faranno da padrona in questa modalità parecchio movimentata.
Dominio:
Il dominio (penso ci siate già arrivati) è invece una sfida che prevede la conquista di determinati obbiettivi ai danni della squadra avversaria. Tale conquista può avvenire sia in maniera passiva (alla vecchia maniera, restandoci dentro), sia attraverso delle interazioni particolari, che richiederanno tempo per essere completate e che vi renderanno vulnerabili fino al termine della conquista. Quest’ultima è chiaramente una scelta rischiosa, ma a livello di ricompense è impareggiabile.
Insomma, se siete amanti della modalità PVP, avete parecchie possibilità a disposizione!
Ambientazioni ricche di elementi
Washington D.C. non è di certo nelle sue migliori condizioni, nel momento in cui facciamo la nostra comparsa. Tuttavia, la città avrà comunque diversi elementi interessanti: il progresso fatto rispetto al precedente episodio è graficamente riscontrabile già ad un primo impatto, con i vicoli, le case e i grandi edifici che sono stati riempiti di tantissimi dettagli che arricchiscono la mappa e la rendono davvero suggestiva. La sensazione di appartenere a quel periodo di difficoltà, di disagio e di caos è percepibile fin da subito, con la città che si tinge di diversi colori e sfumature. Tra spazzature, rovine, macchine abbandonate e altro, troveremo oggetti, casse di equipaggiamento e armi che ci saranno utili nel corso dell’avventura.
Un fatto curioso sul level design:
Il level design, curiosamente, risulta essere qualitativamente altalenante: se in alcune occasioni i percorsi e i tragitti danno quella sensazione fastidiosa “dejà vu” e di “già fatto”, in altre situazioni accade esattamente l’opposto, specialmente quando le soluzioni da escogitare per superare un ostacolo o recuperare un oggetto fanno quasi pensare a dei veri e propri enigmi.
Gli effetti collaterali di un enigma ben pensato:
La scelta di complicare l’avanzamento dei giocatori in alcuni momenti di gioco è interessante, anche se purtroppo la cosa si trasforma in un’arma a doppio taglio: la limitata interazione con l’ambiente che ci circonda non ci costringe semplicemente a trovare la soluzione del momento, ma ci impone di trovare “l’unica” che è stata pensata per quella determinata occasione. In altre parole, se ci sono delle casse in una stanza e pensate di poter rompere un vetro per entrare o far esplodere la porta, vi accorgerete presto che ciò non sarà possibile.
Alla fine magari l’unica soluzione è fare un improbabile giro dei corridoi dove trovare una piccola apertura nel muro dalla quale è possibile sparare al lucchetto con la quale la porta era stata chiusa dall’interno!
Questo naturalmente è un esempio inventato, ma credo possa rendere l’idea di quanto la sensazione di dover “trovare quell’unica soluzione pensata dal gioco” aleggi costantemente nell’aria ogni volta che ci si trova di fronte a una difficoltà.
Una soluzione efficace per le controindicazioni:
In alcuni rari casi, ho riscontrato momenti in cui le soluzioni presenti per superare gli ostacoli sopracitati erano più di una; sembra poco, ma la semplice presenza di più approcci allo stesso problema ha immediatamente risolto il problema sopracitato. Già, peccato che questa possibilità sia presente solo in minima parte all’interno della mappa di gioco.
Ottimi ambienti per le missioni principali:
Le missioni principali, al di là della storia, sono particolari per la loro capacità di inserire i partecipanti in contesti molto diversi tra loro, complice non solo la grande varietà di nemici presenti, ma anche la diversità delle ambientazioni in cui le battaglie avvengono. Pioggia e sole, edifici e parchi, luci e ombre, giorno e notte, tutti questi elementi vengono mescolati assieme per creare atmosfere molto diverse tra loro. Un lavoro ben fatto!

Tempo di attesa: un’eternità!!!
Se dal titolo non avete ancora capito di cosa parlo, beh è presto detto: The Division 2 ha dei tempi di caricamento drammatici. Che sia per entrare nella propria sessione, che sia per entrare nella sessione di un amico o che sia semplicemente per effettuare un viaggio rapido, quando parte la schermata di caricamento c’è sempre un sacco di tempo da attendere.
Texture: non bene. Aggiornamenti: già meglio
Oltre a ciò, ho avuto diverse occasioni in cui il mio personaggio non riusciva a proseguire dritto per la sua strada, bloccato come da un muro invisibile che gli impediva di andare avanti; nella zona successiva che si trovava davanti, inoltre, alcune texture non erano del tutto caricate, chiaro segnale che qualcosa non quadrava. Per fortuna, dopo alcuni aggiornamenti di Ubisoft, questi episodi non si sono quasi più ripetuti. Difficile capire se si tratta di una coincidenza o no, ma sta di fatto che forse le cose sono un po’ migliorate (attendo magari anche un vostro riscontro, per questo).
L’assenza di connessione, un incubo per chiunque!
Discostandoci leggermente senza uscire troppo dal tema, vi è anche la questione Internet: purtroppo, essendo The division 2 un gioco online, i difetti grafici tendono ad essere molto sensibili ai cali di connessione, e questo naturalmente va poi ad intaccare l’esperienza di gioco. Bastano davvero pochi attimi di calo per iniziare a non infliggere più danni, ad avere la visuale complessiva a scatti e a cominciare ad avere un sacco di altri problemi. Una cosa teoricamente normale, certo, ma la sensazione è che i requisiti per restare online in maniera stabile a volte siano un po’ troppo alti (attendo riscontri vostri anche su questo).
Conclusioni:
Per concludere, la saga di The Division ha portato alla luce un sequel che purtroppo non ha dato quello slancio alla serie che sembrava pronta a ricevere, complice anche la netta somiglianza con il primo capitolo, la trama piuttosto anonima, i tempi di cariamento lunghi e alcuni elementi del gameplay che forse potevano convincere di più.
La sensazione è che i ragazzi Ubisoft abbiano optato sotto molti aspetti per un cosiddetto “approccio sicuro”, realizzando un prodotto che osa il giusto e propone poche idee realmente innovative, eccezion fatta per alcune rare occasioni come ad esempio le specializzazioni una volta giunti al livello 30 o alcune integrazioni della modalità Conflitto. Ciò non basta e non si può fare a meno di pensare che forse a quel punto era meglio migliorare semplicemente il primo episodio con dei contenuti extra.
Tutto è più divertente, con gli amici!
Il gameplay resta divertente da giocare con gli amici, sia in PVP che in PVE, nonostante sia abbastanza chiaro che le cutscenes e i pochi colpi di scena non faranno restare i membri della squadra incollati alla trama di gioco. Il sistema di sviluppo e i tanti oggetti presenti sono senza dubbio un ottimo modo per spronare i giocatori ad andare alla ricerca di equipaggiamento, armi e materiali in ogni dove. Migliorare il proprio arsenale resta una priorità e gli amanti del genere possono continuare a sorridere mentre confrontano le abilità degli ultimi oggetti rinvenuti.
Giudizio Finale
In definitiva, The Division 2 è un bel gioco, ma considerando il miglioramento fatto con il primo episodio e considerando le premesse prima della sua uscita, molti (compreso il sottoscritto) si aspettavano forse qualcosa in più.