Rise of the Tomb Raider

Dopo l’ultimo capitolo della saga marchiato Square Enix, la celebrazione dei 20 anni del brand vanta un’uscita davvero di gran classe. Rise of the Tomb Raider è l’ennesima prova di quanto la nuova Lara Croft abbia veramente poco da invidiare a quella delle passate generazioni.
Pubblicato a metà Novembre del 2015 per Xbox One e Pc e a Ottobre dell’anno dopo su Ps4, la quantità di contenuti proposti in questo titolo è davvero elevata, soprattutto se paragonata a quella proposta nell’episodio precedente.
Ho giocato questo titolo su Ps4 e perciò in questo articolo viene analizzata in particolar modo la mia esperienza sulla piattaforma Sony con questo capitolo. È una semplice precisazione, nulla di più. 

Dalla Siberia alla Siria in un battito di ciglia:

La trama comincia in Siberia, in una montagna innevata e circondata da un clima freddo e gelido. L’atmosfera è fin da subito di quelle che fanno presagire guai. L’arrampicata in cima alla montagna si fa difficile per la nostra eroina, anche se dalla nostra parte abbiamo Jonah, un amico di Lara che farà delle comparse sporadiche all’interno della storia.
Alla scalata seguirà un flashback, questa volta dall’ambientazione Siriana. Questo sipario di circa un’ora servirà a completare il tutorial e far conoscere a Lara alcuni villain della storia. 

Segreti di famiglia

Come le due località citate poco prima siano collegate è presto detto: il padre di Lara, suicidatosi misteriosamente, ha per anni indagato su una reliquia chiamata “la Sorgente Divina”. Non avendola mai trovata dopo anni di ricerca e dopo essere stato deriso dalla comunità scientifica (e non) a causa del suo fallimento, Lara è intenzionata a scoprire il segreto di questa fonte di vita eterna, seguendo le gesta di una figura leggendaria che da Bisanzio è arrivata a costruire nelle terre Siberiane la città segreta di Kitež: il Profeta. Poco o nulla si sa su di lui, ma Lara è convinta che le sue azioni, se studiate e interpretate correttamente, possano portare alla Sorgente Divina, e quindi alla redenzione del proprio padre.

Il caldo della Siria durerà ben poco…

Siria a parte, il resto della trama sarà nuovamente pervaso dal freddo e dal gelo, senza particolari eccezioni, con la nostra protagonista che dovrà farsi largo tra le fila dei suoi nemici della Trinità. Questa organizzazione, detentrice di tanto potere e di tanti segreti, ha in realtà intenzioni molto chiare: impossessarsi della fonte divina per dare una nuova forma di gestione e comando al mondo, e che vede ovviamente il pericoloso gruppo al vertice. 
Nel mezzo di un’avventura a tratti decisamente frenetica e a tratti un po’ più “gestionale”, la trama si perde di quando in quando nei meandri del paesaggio, complice anche alcuni cali di ritmo nella narrazione. La storia, tuttavia, sa farsi apprezzare comunque, con alcuni colpi di scena interessanti e un finale tutto da scoprire. 

Un personaggio straordinario, anche dopo vent’anni:

Lara Croft, a mio modo di vedere, è inserita in maniera azzeccatissima, capace in questo episodio come in tutti gli altri di reggere il peso della narrazione, della storia e del contesto. Personalità, talento e, a suo modo, anche carisma, completano il quadro di un personaggio che nel mondo dei videogiochi è ormai tra i più noti che esistano, ed è soprattutto tra quelli che non passano mai di moda. 

Il panorama della Siria di Rise of the Tomb Raider
Il panorama della Siria di Rise of the Tomb Raider

Qualche cambiamento nel gameplay

Se molte meccaniche del gameplay vengono chiaramente riprese dal precedente capitolo, in Rise of the Tomb Raider troviamo delle scelte che differiscono dal genere molto più action del predecessore: le ambientazioni sono più grandi ed esplorabili e al loro interno sono presenti collezionabili ed enigmi in ogni dove. Alcuni reperti e strutture con scritte in lingua straniera (greco e russo, per lo più), potranno avere un senso per Lara solo se le sue competenze in tale lingua saranno di livello sufficientemente alto. I documenti ritrovati, inoltre, ci permetteranno di conoscere retroscena e tratti dei personaggi che nella trama sono maggiormente celati o del tutto assenti. Questo consente chiaramente una maggiore dilatazione dei tempi di completamento del gioco, che quindi vanno oltre le circa 15 ore di trama già presenti. 

Le tombe, un’aggiunta straordinaria:

Tra documenti, enigmi, reliquie e altri collezionabili, nelle varie ambientazioni troviamo anche le tombe, luoghi molto interessanti dove è possibile recuperare tesori, scoprire segreti, abilità e molto altro. Riuscire a completare questi luoghi non risulta sempre una passeggiata, a causa delle sfide d’ingegno da superare che si fanno ogni volta sempre più difficili.
Si tratta, in ogni caso, di un buon modo di portare i videogiocatori ad esplorare i dintorni e a completare sfide e missioni.
A tal proposito, alcuni alleati ci possono proporre delle commissioni da sbrigare con la quale verremo premiati. Non sono affatto obbligatorie e non sono nemmeno lunghissime, ma fanno tutte parte di quello che definirei “il pacchetto esplorazione”. 

Gli accampamenti:

Se ciò non vi bastasse, esistono dei punti di viaggio rapido nella mappa con la quale potete spostarvi da un luogo all’altro. Questi accampamenti non solo consentono a Lara di prendere fiato, riposare e scaldarsi davanti a un fuoco, ma ci permettono di modificare abiti, armi e abilità, grazie ai componenti che recuperiamo in giro tramite la caccia e la raccolta dei materiali opportuni e all’avanzamento di livello.

La misteriosa strega!

Fino ad ora non sono riuscito a recuperare tutto il possibile dalle varie mappe (sebbene abbia recuperato una discreta parte del tutto), ma in compenso ho completato le missioni secondarie e la storia collaterale riguardante il mito della strega Baba-Yaga, trama secondaria che vi consiglio caldamente di giocare. In quest’ultima storia incontriamo Nadia, intenta a cercare suo nonno, partito di recente per cercare una strega in un territorio maledetto con lo scopo di ucciderla. Sta a noi il compito di indagare sulla vicenda e far luce sul mistero di questa strana e malvagia entità.

L’arsenale di Lara Croft

Nonostante all’inizio le armi di Lara si limitino al picchetto, alla pistola e all’arco, scopriamo subito come il suo ingegno e il suo avanzare nella trama ci garantiscano sempre di avere l’arma giusta nell’occasione giusta. Tra bottiglie, lanterne e comunicatori, Lara è in grado di rendere parecchi oggetti trovati per terra delle vere spine nel fianco per i suoi nemici.
Non solo, col tempo si aggiungeranno nuove armi da fuoco a sua disposizione, tutte modificabili per renderle più forti che mai. 
Come se non bastasse, le stesse munizioni possono vantare diverse tipologie di modifiche. Le frecce, chiaramente, sono tra le più sensibili a questo tipo di cambiamento, grazie all’introduzione di punte modificate, veleni e addirittura esplosivi! 

L’arco, un’arma duttile e affidabile:

L’arco, di conseguenza, non diventa solo un’ottima arma contro i nemici, ma svolge anche un’attività di supporto insieme al picchetto per consentire a Lara di superare ostacoli e raggiungere zone altrimenti a lei inaccessibili.
Ammetto di aver passato parecchio tempo a cercare i vari materiali per potenziare tutte le armi che utilizzavo maggiormente, anche perché nelle fasi più avanzate dell’avventura ci sono momenti in cui un po’ di potenza in più non guasta.

Konstantin, villain della storia di Rise of the Tomb Raider
Konstantin, villain della storia di Rise of the Tomb Raider

Un’ottima IA…

A proposito di nemici, le abilità e le doti della nostra protagonista hanno purtroppo attirato l’attenzione… beh, di tutti quanti. Tanto che nel corso della trama incontriamo nemici di diversa tipologia, con la quale dovremmo avere a che fare. In generale, tuttavia, la maggior parte dei soldati possiede un’arma automatica o delle armi da mischia, granate e una buona IA.
I nostri avversari, infatti, tentano più volte di farci uscire dai ripari lanciando bombe e sparandoci dalla lunga distanza, tentando poi l’approccio diretto quando siamo molto vicini. 

…Ma il combat system a volte dà problemi

Nonostante la gestione più che buona delle forze avversarie da parte dell’intelligenza artificiale, avete tutto l’ingegno e la forza di Lara Croft dalla vostra, e la maggior parte dei nemici che affronterete riuscirete a sconfiggerla piuttosto agilmente, a patto di metterci, ogni tanto, un pizzico di “cura al dettaglio”: le vostre strategie hanno infatti un grosso impatto sugli scontri, in quanto l’arma giusta nel momento giusto può farvi superare l’ostacolo rapidamente, mentre errori multipli o cattive gestioni, al contrario, possono farvi crollare sotto il fuoco nemico. 

La Furtività, un prezioso alleato nel gelo siberiano:

Introdotto nel gameplay in maniera piuttosto efficace c’è la componente stealth, che vi permette in alcune situazioni di disfarvi dei nemici senza sparare un singolo colpo e senza scoccare una sola freccia. Una soluzione da valutare, visto che comunque negli scontri più lunghi non è difficile rimanere senza munizioni per alcune armi. 

Alcuni piccoli difetti…

Per quanto il combat system sia, in linea teorica, studiato accuratamente e, sulla carta, bello e divertente da giocare, purtroppo alcuni talloni d’Achille risaltano all’interno di un gioco che di difetti ne ha veramente pochi: mirare da vicino è più complicato del previsto, con la mira che tende ad avere problemi di sensibilità e di rotazione quando si tratta di disfarsi velocemente di un nemico che si avvicina a grandi passi o durante le nostre fasi di caccia. Il problema in questione tende a diventare snervante solo in alcune circostanze, ovvero quando effettivamente gli inseguimenti nemici si fanno più insistenti e numerosi. Nella restante parte dell’esperienza videoludica con Rise of the Tomb Raider, il problema diventa solo di rado una seccatura.

Ana, personaggio molto importante della trama di Rise of the Tomb Raider
Ana, personaggio molto importante della trama di Rise of the Tomb Raider

Storie di fantasmi e passato… con un po’ di collaborazione

Rise of the Tomb Raider ci propone un paio di alternative alla trama principale piuttosto interessanti. Una di queste è un modalità si chiama Stoicismo, ed è un sorta di sfida di sopravvivenza giocabile in Co-op sviluppata in territori dove sono presenti reliquie, oggetti e nemici. Recuperare ciò che serve per sopravvivere è la chiave per poter avanzare il più possibile negli ambienti di gioco, e provarci in compagnia si trasforma chiaramente in un’esperienza ancora più interessante da giocare. Ho potuto apprezzare poco questa modalità, a causa della mancata compagnia con cui provare tutto ciò, ma non dubito del divertimento che essa è in grado di offrire a coloro che sono in cerca di qualcosa di un po’ diverso dal solito.

Ritorno a “casa”

Le altre due modalità proposte riguardano un ricordo d’infanzia di molti di noi: la “casa” di Lara. Già, si chiamava così ai tempi dei primi Tomb Raider, quelli in cui ci divertivamo a chiudere il maggiordomo nel congelatore (l’avete fatto anche voi, non provate a mentire).

Memorie del passato…

In uno di questi due episodi non avrete nessuno da richiudere, ma in compenso potremo vivere una breve avventura ricca di flashback e memorie del passato di Lara di cui prendere visione. Un’ottima trovata per i fan della serie desiderosi di conoscere i retroscena della storia della nostra protagonista.

Una “pecora nera” anche tra i Croft…

In questa modalità, chiamata “legami di sangue”, percorriamo i corridoi e le stanze della magione con uno scopo che in realtà ben differisce da quello dei bei ricordi: lo zio di Lara, infatti, vuole prendere possesso della casa, in quanto teoricamente è il beneficiario del patrimonio dei Croft. Ciò è causato soprattutto da un mancato testamento e dal fatto che non ci sono documenti che attestino che sia Lara la legittima erede.
Ovviamente la nostra protagonista vuole impedire a tutti i costi che si verifichino simili condizioni e inizia così la lunga esplorazione della casa, con i relativi flashback e ritrovamenti che ne conseguono. 

La casa degli orrori

Se all’interno della casa cercate qualcosa di più “movimentato”… siete stati accontentati!
Potete infatti giocare all’interno della casa una modalità dallo scenario molto più lugubre e oscuro, con una discreta scarsità di munizioni e con parecchi guai alle calcagna: Lara si troverà intrappolata in una sorta di incubo, che vede la sua casa in balia di un’entità malvagia da sconfiggere, mentre gruppi di non-morti cercano di “farvi la pelle”, per così dire.

Poche regole, diverse difficoltà:

Lo scopo è quello di sconfiggere tre teschi che fluttuano in aria per liberare la magione, ma non sarà semplice. Morire in questa modalità vuol dire ricominciare daccapo tutto, con un nuovo punto di partenza, nuovi nemici ed elementi randomizzati.
Siete stati avvisati.
Nonostante questa modalità sia limitata dalla mappa di gioco e nonostante non sia propriamente il mio genere, devo dire che per un po’ mi sono divertito (e sono anche stato parecchie volte sconfitto… povera Lara!)

Lara Croft, la protagonista di Rise of the Tomb Raider
Lara Croft, la protagonista di Rise of the Tomb Raider

Comparto grafico all’avanguardia

Dal punto di vista della grafica e dell’impatto visivo, siamo di fronte ad una cura al dettaglio non indifferente: le rovine dei luoghi storici, in particolare, sono costituiti da elementi paesaggistici davvero curati e immersivi, capaci di far percepire al videogiocatore l’atmosfera di quel luogo.
Le tombe, in questo senso, sono probabilmente l’elemento più riuscito del gioco, grazie all’integrazione perfetta di elementi grafici ed enigmi sempre più complessi.
La superficie e le strutture esterne, sia chiaro, non sono da meno, con le ambientazioni ricostruite in maniera ottimale, assieme ai campi di battaglia e agli effetti grafici di esplosioni, fuoco e battaglie. Poca incertezza, inoltre, nella fluidità del tutto, con le prestazioni che poco (praticamente nulla) risentono delle fasi più concitate del gameplay. Insomma, un lavoro secondo me eseguito in maniera ottima, che ci permettono di godere appieno di tutto ciò che il gioco ha da offrire a noi videogiocatori.

Un'immagine di una cutscene di Lara Croft in Rise of the Tomb Raider

Il comparto tecnico mette la ciliegina sulla torta!

Il comparto tecnico mostra delle animazioni eccellenti, sia per quanto riguarda le fasi di combattimento, sia per quanto concerne le fasi di arrampicata ed esplorazione. Si nota qualche sbavatura durante il superamento di alcuni piccoli ostacoli (i gradini sono un po’ fastidiosi, delle volte), ma non è certamente abbastanza per parlare di un difetto vero. 
Questa caratteristica riflette un po’ in generale il valore di Rise of the Tomb Raider: non mancano i cali e le imperfezioni, ma non bastano per farmi smettere di dire che è un ottimo gioco.
Sempre a proposito del comparto tecnico, tra l’altro, vi è da aggiungere la fluidità con cui tutto funziona, senza il minimo bug, il minimo glitch, la minima esitazione. Le fasi di combattimento non fanno minimamente risentire al gioco della frenesia del momento, ma anzi le prestazioni rimangono su ottimi livelli di qualità, e persistono per tutto il tempo.

Conclusioni: 

Rise of the Tomb Raider 20th Year Edition celebra il mito della saga di Tomb Raider e Lara Croft in modo straordinario, con una trama molto interessante e un gameplay molto divertente.
Peccato per alcuni cali della narrazione verso la seconda metà di gioco.
Il comparto artistico in generale funziona benissimo, con poche imperfezioni e poche sbavature ad ostacolare la bella esperienza di gioco. 
Per quanto riguarda la protagonista, possono passare venti o trent’anni, ma Lara Croft è una moda che probabilmente non passerà mai. Lei è una delle protagoniste più celebri nel mondo dei videogiochi, ed è sempre in grado di innalzare la qualità dei titoli di cui è protagonista, e questo Tomb Raider (che già di qualità da mostrare ne ha parecchia) non fa eccezione. 
In definitiva, parafrasando una celebre affermazione del suo paese natale (l’Inghilterra), “Lunga vita a Tomb Raider. Lunga vita a Lara Croft”.

Voto Finale: 8,7

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Videogiocatore da tempo immemore, con la passione per questo mondo che non ha minimamente risentito dei 25 anni trascorsi a giocare.

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