La saga di Assassin’s Creed
In questo articolo vorrei trattare una saga a cui tengo parecchio, focalizzando l’attenzione sulla mia impressione e sulla mia opinione personale. Come potete dedurre già dal titolo, la serie in questione è quella di Assassin’s Creed.
Prima di proseguire e passare all’articolo vero e proprio, vorrei innanzitutto avvisarvi della presenza di SPOILER che potrebbero presentarsi qua e là durante la lettura. Se a parte AC Odyssey (di cui non troverete spoiler) non avete giocato anche ad altri episodi che vorreste recuperare, vi invito a leggere le prossime parole con un po’ di cautela, per non rovinarvi alcuna possibile sorpresa nel corso dei vostri gameplay.
Un ultimo suggerimento:
Un altro suggerimento che mi sento di darvi riguarda invece la presenza di numerosi articoli dedicati alla saga che vi invito a leggere, anche perché privi di spoiler e con al loro interno diversi elementi su cui poter discutere. Vi lascio il link ai vari articoli qui sotto:
Assassin’s Creed Unity
Assassin’s Creed Syndicate
Assassin’s Creed Origins
Assassin’s Creed Origins- Una semplice foto
Premesso ciò, direi di entrare subito nel vivo dell’azione.
Un inizio promettente

Se qualcuno di voi, a suo tempo, ha pensato che il primo Assassin’s Creed non fosse una semplice lagna ripetitiva, sappia che non è da solo: nonostante alcuni elementi più volte presenti nel gameplay, avevo colto fin da subito l’enorme potenziale della nuova opera di Ubisoft, e mi ci affezionai.
Il tempo mi diede ragione, e arrivarono i primi spettacolari titoli ambientati in Italia, con Desmond Miles che stavolta seguiva le gesta del grande Ezio Auditore da Firenze. Inutile dire che quella era la Golden Age della saga.
Quando Monteriggioni era la capitale d’Italia:
Le ambientazioni, i combattimenti, gli intrighi, la lotta tra templari e assassini, tutto girava con armoniosa sintonia e in maniera perfetta. Le missioni di Desmond al dì fuori dell’Animus, per me, erano gradevoli quasi quanto quelle all’interno, dove Ezio e gli altri combattevano la dura lotta con i Borgia. Il fatto che Desmond avesse a che fare con i templari anche nel mondo “reale” mi faceva realmente pensare che quello che accadeva con Ezio a Firenze o a Moteriggioni, piuttosto che a Venezia o a Roma, aveva ripercussioni là fuori, con tutto quel che ne conseguiva. L’intreccio di trame, l’osmosi inversa, tutto era straordinariamente collegato, per la mia gioia e il mio piacere di videogiocare 🙂


Finito Ezio, finita la saga?

Sono in molti a pensare che dopo Revelations la saga sia colata a picco, ma non sono d’accordo. Assassin’s Creed III è un gioco che differisce molto dai precedenti episodi, ma questo non è necessariamente un male. Le novità proposte, la diversa ambientazione e il continuo legame col mondo reale lo hanno reso un valido capitolo della serie, che ha perso probabilmente un po’ di carisma in seguito al cambio del protagonista, ma che nulla ha da invidiare rispetto ai predecessori in termini di contenuti proposti.
Connor e la sua “eredità”:
Connor, pur essendo un buon personaggio per numerose ragioni, si è però trovato in una posizione piuttosto complicata: è toccato a lui, infatti, essere il diretto successore di Ezio e di Altair, con le conseguenze che alcuni di noi già conoscono; non è un caso che il padre di Connor, Ethan Kenway, spesso abbia dimostrato di avere più personalità del figlio, che nonostante maturi molto nel corso della storia (uno dei motivi per il quale l’ho comunque apprezzato), spesso non sembra riuscire a reggere il confronto.
All’arrembaggio!!!

Il sesto capitolo della saga, Assassin’s Creed IV: Black Flag, è stato un altro dei miei capitoli preferiti. L’ambientazione caraibica con scontri navali, pirateria, magazzini da depredare e tesori da scovare mi hanno attirato come una calamita, facendomi girare come una trottola per tutta la mappa, alla ricerca di forzieri, frammenti di Animus e ogni altro oggetto messo a disposizione. Prendere possesso dei vascelli nemici si è rivelata un’esperienza appagante, per non parlare delle fenomenali navi leggendarie, che hanno dato vita a scontri veramente emozionanti e di notevole intensità. I canti dei pirati (i brani, per intenderci) sono stati la ciliegina sulla torta di un gioco veramente bellissimo.
Il canto della ciurma e l’uscita di Desmond:
Ancora oggi, io e un mio amico intoniamo parti di “Bully in the alley” e “drunkin sailor”, in alcuni momenti di follia (senza contare “leave Her, Johnny” o “Randy Dandy-oh, altri capolavoro che però sono meno frequenti).
L’unica nota negativa di tutto questo sole caraibico è la morte effettiva di Desmond, preannunciata alla fine del capitolo precedente e che trova conferma all’inizio dell’episodio di Black Flag.
Purtroppo, questa, si rivelerà una morte tanto definitiva per il protagonista della serie quanto di quella della trama “fuori Animus”, divenuta sempre più una questione secondaria all’interno della saga.
La questione Unity e Rogue
Adesso entriamo nella questione più delicata. Dopo la mia splendida esperienza con i pirati e con Edward Kenway, i fan della serie ricevono ben due episodi nuovi, uno per la generazione Ps4/XboxOne e uno per la generazione di console precedente.
Shay Patrick Cormac:
Assassin’s Creed Rogue si è rivelato un prodotto dalle premesse interessanti, con il protagonista che da assassino fedele al Credo diventerà poi uno spietato Templare; un cambio drastico di fazione che ci porterà a percorrere gli eventi che hanno portato Shay Patrick Cormac alla conversione.
Sebbene a livello di trama l’inizio sia promettente, diversi sono gli aspetti che non mi sono piaciuti: il gameplay è uguale identico a quello di Black Flag (grafica compresa, praticamente) e la trama perde ritmo ad una velocità incredibile, riuscendo a trovare un po’ di slancio solo in sporadiche occasioni, prima di arrivare ad un finale che, per fortuna, non mi è dispiaciuto troppo.
Un’interessante alternativa…
Il DLC Freedom Cry è risultato per me un’idea migliore, perché ambientato nello stesso periodo e “capitanato” dal quartiermastro di Edward, Adewale, di cui ripercorriamo le avventure nel periodo antecedente l’incontro col protagonista di Black Flag. Il DLC è piuttosto grande, tanto da renderlo quasi un gioco a sé, il gameplay è più o meno lo stesso e il tema principale della trama è la discriminazione razziale. Un’idea più apprezzabile, soprattutto perché non nasconde le somiglianze con il primo capitolo caraibico, ma anzi si allea con lui per creare un’opera immensa. Rogue, a conti fatti, è sembrato più un tentativo di guadagnare tempo in vista di Unity che altro.
Assassin’s Creed Unity:

L’esordio della saga sulla “nuova generazione” è costruito intorno a Parigi, durante l’interessantissimo periodo della Rivoluzione Francese.
Se avete letto i miei articoli, purtroppo siete già a conoscenza del fatto che questo episodio mi ha un po’ deluso. Il comparto tecnico si è rivelato troppe volte lacunoso, lasciandosi alle spalle una tempesta di bug, glitch e di altri detestabili difetti grafici che non potevano passare inosservati. La ricostruzione artistica è da capolavoro assoluto, ma muoversi all’interno di questi ambienti così ben ricostruiti si è rivelato più complicato della caccia ai Templari.
Il flop del multiplayer:
Il multiplayer doveva essere la novità assoluta, grazie a questa straordinaria possibilità di giocare alcune missioni in compagnia degli amici, ognuno col proprio “Arno”. Tale novità aveva addirittura fatto sì che gli assassini in copertina fossero quattro, cosa mai successa nella saga.
Purtroppo, tale modalità si rivelò davvero difficile da giocare, a causa dei numerosi bug e problemi tecnici che il gioco si trascinava dietro ad ogni missione.
Mettere anche solo due giocatori su una di queste missioni ha portato con sé delle difficoltà inaudite, tanto che i bug, i frequenti crash e l’impossibilità di continuare la missione hanno fatto ripetere più e più volte le stesse missioni a me e ai miei amici.
Mettere addirittura tre giocatori in cooperativa ha dato luogo ad eventi spesso catastrofici, che ci hanno fatto capire l’inadeguatezza del titolo per questa modalità di gioco.

Una trama interessante e una critica molto divisa:
A parte questo, la trama principale di Unity non si è rivelata così terribile, con Arno che, sebbene non sempre impeccabile per quanto riguarda carisma e personalità, ha avuto un’ottima spalla come Elise al suo fianco per completare una storia tutto sommato piuttosto gradevole. Al dì fuori dell’Animus gli eventi non sembravano particolarmente significativi, sebbene ogni tanto ci sia stato qualche occasione in cui sembravano esserci delle novità importanti in arrivo. Come avrete già capito, la cosa non mi ha soddisfatto un granché, anche perché mi piaceva pensare ad una connessione più profonda tra gli eventi “reali” e quelli “dell’Animus”.
Una folla inferocita… Ma non c’entra la Rivoluzione!
Unity, al dì là di tutto, è un prodotto che non ha deluso solo me, ma anzi ha creato parecchie controversie all’interno della community di fans della saga. Le ragioni sono evidenti: un tripla A con tutti quei problemi era ritenuto da molti inaccettabile, e altri che erano riusciti a passarci sopra si erano ritrovati un prodotto ai loro occhi gradevole e dall’ambientazione storica molto interessante. Le due “fazioni”, a quel punto, si sono scontrate a suon di commenti sul web, in una guerra all’insulto che la maggior parte di noi ha già visto e conosciuto più volte.
Syndicate tra progresso e arretratezza

L’onda di Unity ha purtroppo colpito la saga in maniera importante, tanto che il suo successore, Assassin’s Creed Syndicate, si è ritrovato in una posizione molto scomoda: per poter avere successo, l’opera di Ubisoft aveva bisogno di mostrare i muscoli, di rialzarsi dopo lo sgambetto appena subito. La rivoluzione industriale doveva essere l’inizio di un’importante ascesa, portata avanti dai fratelli Frye, Jacob e Evie.
Jacob o Evie?
L’idea di poter affrontare le missioni scegliendo tra uno dei due e tra due diversi approcci completamente diversi si rivelò un’idea interessante: Evie era infatti una maestra nella furtività e nell’assassinio silenzioso, mentre Jacob era un’autentica forza della natura, capace di pestare a suon di calci e pugni (e non solo) praticamente chiunque.
Crawford Starrick, antagonista geniale!

La mia opinione su quest’ultimo gioco è, in generale, piuttosto positiva, soprattutto per via di un comparto tecnico decisamente migliorato rispetto al predecessore e grazie ad un antagonista davvero ben riuscito. Crawford Starrick è a mio avviso uno dei cattivi migliori di tutta la saga, sottovalutato e passato in sordina per ragioni a me non ancora note.
Nonostante un villain così ben fatto, purtroppo la storia manca di climax e perde ritmo in corso d’opera, complice (forse) anche le numerose attività da svolgere. Tutto sommato, però, è un buon Assassin’s Creed, nonostante alcune idee le abbia reputate un po’ carenti di originalità.
Cambio di Gameplay? La risposta è Origins!

La saga, a questo punto, era arrivata ad un bivio: dopo Unity e Syndicate, era chiaro che Assassin’s Creed aveva perso un po’ del suo appeal e aveva bisogno di una ventata di aria fresca per riprendersi. Che il cambiamento fosse necessario era ovvio per me come lo era per Ubisoft e per molti altri fan della serie. Restava da capire il “come”.
La risposta è stata Origins:
Assassin’s Creed origins è stato un prodotto che ambiva ad un “ritorno al passato per ritrovare la strada verso un brillante futuro”. Il cambio del gameplay è stato evidente fin da subito: combat system, open world, elementi da gioco di ruolo come se piovessero, le novità qui introdotte sono state davvero tante. Non starò qui a descriverle tutte, naturalmente (potete consultare l’articolo dedicato per quello), ma è chiaro comunque che tutte queste nuove introduzioni hanno creato un’importante spaccatura tra chi non apprezza il cambiamento e chi invece lo adora. Chi ha ragione? Ancora una volta la risposta è… dipende!
Mi spiego meglio…
I fan della serie che si sono trovati con un prodotto così differente dagli altri, e che non disprezzavano il “vecchio gameplay”, hanno ovviamente delle validissime ragioni per essere contrariati. Al contrario, chi ormai si stava stancando, e ha finalmente visto in Origins un’importante opportunità di far rinascere la saga, ha chiaramente delle buone motivazioni per essere contento. C’è chi poi ha voluto fortemente il cambiamento ma non è rimasto soddisfatto della direzione che il brand ha preso, e c’è chi al contrario non volevo alcun cambio di rotta ma poi è rimasto soddisfatto. Questa è la classica situazione in cui tutti hanno ragione e tutti hanno torto.
La necessità di portare qualcosa di nuovo:
Il cambiamento per Ubisoft era necessario, perché i numeri lo hanno detto (e loro guardano anche quelli), perciò c’era da prendere una decisione. Si è deciso di dare un taglio netto ad alcuni elementi, e lo hanno fatto con la consapevolezza che ciò avrebbe inizialmente acceso gli animi dei meno soddisfatti.
Ma sono scelte! Non sono giuste o sbagliate, sono semplicemente idee nuove che vengono proposte al pubblico quando la tradizione inizia ad avere le fondamenta fragili.
Comprendere il malcontento
I meno contenti li capisco bene, perché con Final Fantasy 13, a suo tempo, ebbi la stessa reazione: cambio drastico di gameplay, elementi nuovi aggiunti che (per me) non ci azzeccavano nulla con quello che era sempre stato il brand e personaggi a mio avviso non all’altezza, inseriti in una trama orribile. Insomma, chi pensa che i nuovi Assassin’s Creed abbiano smesso di essere dei veri Assassin’s Creed, ha la mia comprensione, perché so bene di cosa sta parlando.
I difetti di un Open World vastissimo:
Nonostante ciò, però, il cambio di gameplay proposto da Origins a me non è dispiaciuto affatto, se non fosse per una mappa davvero troppo grande, troppo dispersiva e che sminuisce troppo il ruolo della componente Action. Bayek e Aya si sono rivelati ottimi personaggi, ben caratterizzati e con una bella storia da raccontare (nonostante il contesto poco allegro).
Assassin’s Creed Origins
Assassin’s Creed Origins- Una semplice foto
Alexios o Kassandra? Scelgo Odyssey!

Cavalcando la gigantesca onda del cambiamento di Origins, ecco due anni dopo Odyssey, un nuovo capitolo di un Assassin’s Creed fresco di rinnovamento, dove possiamo impersonare le gesta di un grande guerriero a nostra scelta: Alexios o Kassandra.
Scelte di dialogo, e forse non solo…
Scegliere l’uno o l’altra non cambierà le sorti della trama, che offre comunque l’interessante novità dei dialoghi a risposta multipla. Non so ancora quali conseguenze possono portare sul lungo periodo, ma sono certo che alcune di quelle decisioni hanno avuto delle conseguenze sul breve. Pur trattandosi solo di un’impressione, la sensazione di dispersività che sto avendo con questo gioco (ancora in fase di completamento) è diminuita rispetto a quella provata col suo predecessore. Forse si tratta semplicemente di una questione di ambiente, più compatibile ai miei gusti rispetto al precedente e quindi ai miei occhi più coinvolgente, o magari i fattori sono altri; il punto è che esplorare le varie aree della mappa (se mi seguite su Instagram sapete già che ho scelto Kassandra) non si rivela una scocciatura particolarmente noiosa, nonostante sotto questo aspetto penso si debba ancora migliorare tanto (davvero, davvero tanto).
Un’altra mappa enorme e poco apprezzata dal sottoscritto:
Gli open world sono belli, divertenti e contengono un sacco di cose da fare e da vedere, se fatti bene: una mappa enorme con una concentrazione troppo scarsa di contenuti porta a viaggiare tanto e a perdere la componente action che contraddistingue molti titoli del genere e che secondo me non deve mai perdersi troppo, mantenendo viva l’attenzione del videogiocatore. Paradossalmente, a volte, penso che una mappa con gli stessi contenuti, ma più piccola, possa garantire ore ed ore di divertimento in più e un maggiore apprezzamento del suo design da parte dell’utenza. Un gioco come Fallout 4, con tutti i suoi difetti, sia chiaro, è un esempio per me molto positivo di “map design” (passatemi il termine). Non gigantesca, ma con molti luoghi esplorabili al suo interno. Decisamente compatibile con le mie preferenze!
Link Gli Open World
Un messaggero che accompagna i messaggeri
Siccome ormai penso si sia capito che ci tengo, non posso fare a meno di menzionare Layla Hassan, protagonista “fuori Animus” di Origins che si riconferma in questo capitolo della serie. Finora lo spazio avuto è stato piuttosto misero e la sua storia un po’ trascurata. Tuttavia, la sua presenza in entrambi gli episodi e la personalità che sembra possedere mi fanno ben sperare in una trama da raccontare nel “mondo reale” che coinvolga quanto quella di Desmond. Pretendo troppo? Forse. Ma penso che al dì fuori del contesto storico sia necessaria una storia da raccontare, e non parlo di mail da leggere, messaggi, documenti e via dicendo: parlo di eventi, dialoghi, facce, nomi e attività.
Un Animus che non collega più i mondi
Sono necessari, altrimenti, anche cambiando il gameplay, ogni Assassin’s Creed sarà sempre un episodio fine a se stesso, dove puoi permetterti di saltarne qualcuno tanto chi se ne importa. Certo, l’opera di Ubisoft potrebbe anche diventare questo, cancellando definitivamente tutto ciò che è stato fatto finora. Ma, sinceramente, che spreco sarebbe? Già, un gran brutto spreco.
Sì, lo ammetto, mi manca un personaggio come Desmond Miles, mi manca qualcuno fuori dal contesto storico che so che sto aiutando a sconfiggere i templari nel mondo reale, ho bisogno di sapere che la caccia ai vari futuri ordini templari dell’antico Egitto e dell’antica Grecia hanno uno scopo ancora più ampio, quasi come se fossi anch’io un messaggero, come Ezio lo è stato per Desmond. Vorrei questo.
Voi?

Perché per molti Assassin’s Creed non è più lo stesso?
Arriviamo infine alla domanda chiave, al quesito più importante che scatena un infinito numero di altri punti interrogativi.
Perché la saga non è più bella come prima?
E a quel punto, “la serie di Assassin’s Creed sta davvero colando a picco?”
A quest’ultima domanda vorrei rispondere con un secco “no”, da una parte, ma dall’altra mi rendo conto che ci sono degli elementi che mi fanno pensare che qualcosa sia venuto a mancare.
Riflettiamoci, perché Ezio ci era piaciuto così tanto? Per il carisma? Perché era un personaggio imbattibile?
No di certo, altrimenti ci sarebbero stati molti altri capitoli “di successo” ma che non si sono rivelati all’altezza del Maestro.
Affrontare un percorso:
Il punto è che Ezio ha affrontato un percorso di crescita che non riguardava solo la sua crescita mentale, ma riguardava anche le sue abilità come Assassino.
Inizialmente Ezio non avevo nemmeno le armi, non sapeva usare la Lama Celata ed era Leonardo da Vinci a costruire tutte le sue armi.
Gli Assassini impersonati negli episodi di questa generazione erano praticamente invincibili fin dall’inizio. Le abilità apprese servono solo a renderli ancora più forti, fino ad andare oltre il realismo (spade infuocate, frecce telecomandate, ecc.). Visto il palese avvicinamento al genere ruolisitico, la saga avrebbe la possibilità di accentuare ancora di più questo aspetto, realizzando personaggi che partono davvero da zero come succedeva con Ezio (che praticamente sapeva solo fare a pugni), per poi arrivare ai livelli di abilità di cui si è parlato prima.
Crescita mentale, ma non solo…
In questo modo, ad un aumento delle loro abilità, si potrebbe andare incontro anche ad uno sviluppo della loro mentalità che verrebbe ulteriormente accentuato. Oltretutto, in questi episodi si parla delle origini degli Assassini. Qual migliore occasione per realizzare che partono realmente da zero?
Credo che questo sia uno dei motivi per la quale Ezio rimarrà impareggiabile agli occhi… Beh, di tutti noi.
Conclusioni:
In questo articolo ho cercato di riassumere le tante cose che avrei avuto da dire su una delle mie saghe preferite. Se vi piace questo format, fatemelo sapere nei commenti, ho altro materiale che potrebbe fare al caso 😉
Fatemi sapere cosa ne pensate della saga e quali sono le vostre impressioni, sono curioso di sapere cosa ne pensano gli altri fan della serie.
Non scordatevi di seguirmi sui social per sapere quali giochi sto portando avanti, a quali eventi fieristici sto andando e… beh, per farvi due risate tra meme, gameplay e altre discussioni esilaranti. Vi lascio qua sotto tutti i link che ho pubblicato tra un paragrafo e l’altro, che potrete raggiungere (ovviamente 😉 ) dopo aver commentato.