Dishonored 2

A quattro anni di distanza dal suo predecessore, Arkane Studios fa il suo ritorno con un nuovo episodio della saga di Dishonored. Dopo un primo capitolo uscito il 4 Ottobre del lontano 2012, ecco che Dunwall torna a far parlare di sé, giusto in tempo per una nuova, pericolosa minaccia che imperversa sull’impero.
Così, in data 11 Novembre 2016, Bethesda Softworks propone ai videogiocatori un videogame che ricalca quasi totalmente le orme del suo predecessore, integrato con alcuni elementi nuovi di cui (a tratti) sono rimasto colpito.

Il pericolo si chiama Delilah

Sono passati quindici anni dalla morte dell’imperatrice Jessamine Kaldwin. Il suo assassinio viene ricordato ogni anno e sua figlia, Emily, è costretta ogni volta a rivivere nella sua memoria quei tremendi giorni. Corvo Attano, il Lord Protettore, quei giorni li ricorda bene, così come tutti coloro che hanno giocato al primo Dishonored: la morte dell’imperatrice, nonché madre di Emily, è la premessa con cui la trama del primo episodio della saga ha inizio. Il tempo è trascorso inesorabile da quel tragico episodio, eppure, diversi anni dopo, proprio in quello stesso giorno, Emily siede sul trono ignara del fatto che una nuova minaccia sta per fare la sua comparsa: Delilah Kaldwin, la sorellastra di Jessamine!

Una scelta difficile in un momento difficile

Presentata dal Duca Luca Abele di Serkonos e mostrando subito poteri magici di notevole potenza, la prepotente nuova arrivata ne approfitta per mettere fuori gioco Corvo ed Emily, ponendoci subito di fronte a una scelta: è qui che, infatti, decidiamo con chi affrontare la storia narrata dal gioco.

L'immagine del momento in cui il gioco ci obbliga a scegliere tra Corvo Attano ed Emily Kaldwin come personaggio con cui affrontare la trama di Dishonored 2. Qui il cursore è spostato su Corvo Attano.

Due parole su Corvo Attano…

Corvo Attano è il protagonista storico della saga, i cui poteri e le cui capacità sono già note ai videogiocatori che già hanno potuto vivere le sue precedenti avventure. Per quanto alcune sue abilità risultino leggermente differenti, alcune tecniche come la possessione, la distorsione e la traslazione risultano famigliari e in parte già abbondantemente collaudate.

Due parole su Emily Kaldwin…

Emily Kaldwin, al contrario del Lord Protettore, è un personaggio giocabile nuovo, ma possiede abilità simili a quest’ultimo: la Visione Oscura è una tecnica in possesso di entrambi e la Traslazione di Corvo è pressoché identica alla Proiezione di Emily. Alcune tecniche particolari, però, come Passo d’Ombra e Clone d’Ombra, sono completamente nuove, all’interno della saga, e pertanto da sperimentare all’interno dei vari livelli del gioco.

L'immagine del momento in cui il gioco ci obbliga a scegliere tra Corvo Attano ed Emily Kaldwin come personaggio con cui affrontare la trama di Dishonored 2. Qui il cursore è spostato su Emily Kaldwin.

Rigiocabilità, approccio e il bisogno urgente di una via di fuga

Questa possibilità di scelta e queste diversità garantiscono, assieme ad altri elementi, un’ottima opportunità per il videogiocatore di ripetere più volte la trama, approcciandola partita dopo partita in maniera diversa. Questa caratteristica, nonostante io l’abbia sfruttata poco, mi ha comunque permesso di notare subito l’enorme libertà che il progetto cerca di offrire al videogiocatore. Libertà che, sia chiaro, non si ferma certo a questi pochi aspetti.
Indipendentemente dalla nostra scelta e dai dialoghi che si susseguono, il personaggio non scelto verrà pietrificato, mentre l’altro sarà rinchiuso in una stanza da cui presto cerca di fuggire.

Arrivederci, Dunwall!

L’occasione e il bisogno urgente di aiuto ci permettono di incontrare Meagan Foster, capitano della nave denominata Dreadful Wale, che ci porta via da Dunwall per dirigerci alla capitale di Serkonos, dove il complotto per il successivo colpo di stato ha avuto inizio. Così ci ritroviamo presto a Karnaca, città dove Corvo è cresciuto e dove le nostre mirabolanti imprese per riportare Emily sul trono hanno inizio.

“Letale o non letale, questo è il dilemma…”

Dishonored 2 propone una trama suddivisa in livelli, dove in ognuno di essi troviamo delle mappe dentro cui dobbiamo destreggiarci per completare gli obbiettivi primari.
Al loro interno, le possibilità messe a disposizione del videogiocatore sono molteplici, non solo a livello di approccio adottabile, ma anche a livello di quest secondarie, extra, oggetti collezionabili e ricchezze recuperabili. Ogni livello ne è pieno e spetta a noi portare alla luce tutti questi elementi inseriti in ogni luogo che visiteremo. Ci sono da collezionare delle rune per potenziare le nostre abilità, degli amuleti di osso per ottenere dei bonus di vario genere, dei dipinti da collezionare, che ci forniscono una discreta quantità di denaro, e poi ancora casseforti, progetti e documenti.

Carpire segreti e scegliere i metodi di azione

Le attività secondarie sono spesso frutto di un lavoro di esplorazione (più o meno meticoloso) da parte del giocatore: capita spesso di origliare la conversazione tra due persone e ottenere così importanti indizi su un possibile tesoro in circolazione, o addirittura informazioni importanti per il completamento della missione principale.

I diversi approcci…

In ogni livello si può decidere di agire in differenti modi: possiamo essere furtivi e silenziosi, facendo svenire poche guardie e adottando l’atteggiamento meno letale possibile, oppure possiamo affrontare a spada tratta ogni singolo nemico che ostacola il nostro cammino; in alternativa, si possono creare degli ibridi tra i due estremi per creare uno stile unico e personale. La decisione è solo nostra, ma chiaramente il gioco non si risparmia dal suggerire al giocatore il silenzio e la discrezione. Ciò non solo va a beneficio di una trama che, grazie alla nostra furtività, si ritrova un finale meno cupo, ma va anche a beneficio di un gameplay che si rende molto più godibile e divertente, soprattutto per gli amanti del genere stealth.

Le conseguenze di numerosi omicidi:

Un approccio letale, come citato poco fa, aumenta il numero di insetti portatori di una grave malattia contagiosa e dei loro cadaveri, oltre a peggiorare il finale della trama. Queste “mosche del sangue”, presenti in tutte le mappe di gioco, possono creare ambienti pericolosi per i protagonisti, anche se spesso proteggono oggetti molto interessanti. In altre parole, meno ce ne sono, meglio è.

L’opinione dei protagonisti:

Qualunque sia l’atteggiamento scelto, i nostri protagonisti ci accompagnano esprimendo, di quando in quando, la loro opinione su fatti, luoghi e persone, aiutandoci a capire ancora di più il loro pensiero e il loro modo di vedere le cose. Questa novità (assente, nel primo capitolo) di dar voce al protagonista, ci chiarifica il punto di vista di Corvo ed Emily, oltre a modificare il modo con cui gli altri personaggi del gioco interagiscono con noi. Questo rappresenta senz’altro un altro elemento che invita i più curiosi a ripetere la trama, per poter così ritrovarsi con entrambe le versioni completate.

Il panorama desolato e cupo visibile dalla Dreadful Wale, in compagnia di Meagan Foster, il capitano della nave.

Scontri da evitare

I combattimenti di Dishonored 2 non sono certo la punta di diamante del titolo, ma anzi possiedono meccaniche poco apprezzabili e un’intelligenza artificiale dei nemici che non è decisamente all’altezza. Perciò, nonostante la combinazione dei poteri di Emily o Corvo ci permetta di creare delle combo letali decisamente belle da vedere, l’uso della spada, della pistola e della balestra non è per nulla consigliabile. Facendo alcune “prove”, ho constatato delle situazioni in cui i fendenti colpiscono il protagonista anche se il nemico si trova palesemente molto lontano e altre occasioni dove un colpo ravvicinato si manifesta come un bersaglio mancato. Altre volte, i colpi frontali parati si rivelano delle ferite inferte dal fianco, quando è evidente che di fianco non ci sia nessuno. Insomma, gli scontri con le guardie non sono consigliati da nessuno, e per fortuna il gioco non punta su questo.

Sshh! Meglio non farsi scoprire

Porgere la massima attenzione nei confronti dello stile stealth è ciò che separa il finale “bello” dal finale “brutto”, ma non solo: un approccio silenzioso da parte del videogiocatore consente a quest’ultimo di ricevere il massimo dall’esperienza videoludica del titolo di Arkane Studios: segreti, enigmi, indizi, opportunità, tutto può essere ottenuto, con la giusta discrezione. Evitare l’attenzione delle guardie può rivelarsi difficile, in alcuni casi, ma la mappa in questo ci viene incontro: tra passaggi segreti, condotti e vie secondarie, si possono riuscire a superare gli ostacoli che ci separano dai nostri obbiettivi. Ammetto di aver girato i luoghi dei vai livelli un numero sconsiderato di volte, proprio perché spinto dalla curiosità e dalla voglia di sapere cos’altro si nascondeva nei dintorni. Il gioco non solo propone, ma spinge e incentiva i videogiocatori all’esplorazione, quasi come godesse di una volontà propria che ci incentiva alla scoperta del segreto succesivo.

Un level design imbattibile!

Una menzione speciale…

Un piccolo paragrafo a parte va secondo me dedicato al level design, perché Arkane Studios (e qui mi sbilancio) ha compiuto una vera e propria impresa.
Già dopo i primi tre livelli ci si rende conto in fretta di quanta cura c’è nella progettazione delle varie mappe. Se mentre giocherete a questo gioco penserete che Villa Meccania sia un capolavoro, vi invito a proseguire, perché più avanti vi renderete conto che Dishonored 2 ha ancora molto altro da mostrare. Stanze interconnesse, strade collegate tra loro in svariati modi, passaggi segreti, tutte le mappe di gioco sono state sviluppate sia in orizzontale che in verticale, tutte realizzate con una creatività che ho ritenuto più volte ai limiti dell’incredibile.

…ad uno splendido level design!

L’idea alla base di molte ambientazioni all’interno del gioco è frutto di idee ispirate e riportate all’interno del titolo con qualità eccelsa. La presenza in ogni livello di un’opportunità imprevista di portare a termine i propri obbiettivi principali invogliano ulteriormente i videogiocatori a immergersi ancora di più in questo mondo originale e in questi paesaggi unici a cui la saga di Dishonored ci ha ormai abituato. Riuscire a risolvere un obbiettivo principale approfittando di un’occasione non prevista non solo è sempre non letale, ma è molto appagante per colui che gioca, perché spesso gli permette di evitare delle scelte difficili e che, in entrambi i casi, possiedono dei lati negativi che non piacciono a nessuno.

Gli ambienti interni della Dreadful Wale, con segreti a informazioni interessanti al suo interno, tutti da scoprire!

Ambientazione originale e ben curata

Il mondo di gioco che la saga propone è decisamente particolare ed è innegabile che i colori e l’atmosfera siano elementi difficilmente riscontrabili in altri titoli. Ho sempre pensato che, di fronte a una foto della copertina del gioco, una persona penserebbe subito all’ambientazione, mentre davanti ad una foto dell’ambiente tipico di questa saga, la stessa persona penserebbe a Dishonored. Tale è la particolarità del paesaggio che ci circonda all’interno di questa serie, che ormai è facile essere subito ricondotti al titolo di questo brand. Chiaramente può piacere o no (e anche in questo caso, ovviamente, non mancano le controversie); tuttavia, è innegabile una preponderante originalità della saga, complice senza dubbio la scelta, da parte di Arkane Studios, di non perseguire il realismo in maniera ossessiva, ma anzi di offrire un comparto artistico che spesso ben se ne guarda dall’assomigliarci.

Un comparto tecnico davvero ottimo:

Se alcuni gamers non gioiscono di fronte a ciò, soprattutto a causa di texture sporadicamente non impeccabili, di sicuro lo fa invece il comparto tecnico, un altro aspetto di cui sono rimasto piacevolmente sorpreso. Nonostante le ore giocate non siano state poche, ho riscontrato una presenza minima di errori grafici, riuscendo a godermi il titolo senza praticamente mai aver a che fare con bug, un glitch o altro. La cura del prodotto, anche sotto questo aspetto, non può che essere da premiare, soprattutto perché, a tutto ciò, si vanno ad aggiungere dei tempi di caricamento decisamente accettabili, che non fanno attendere troppo il videogiocatore prima di immergersi nuovamente nel titolo.

Un sottofondo musicale ai limiti del divino!

A fare da cornice al quadro di Dishonored 2 c’è ovviamente il lavoro del comparto musicale. Le tracce e gli effetti sonori sono per lo più a favore di un’enfatizzazione dei vari momenti di gioco, accompagnandoci per tutto il tempo in maniera ottimale. Ci saranno però dei momenti, durante il gioco, in cui il livello qualitativo del sottofondo musicale si innalzerà, e di parecchio: in alcune occasioni ho avuto modo di ascoltare dei piccoli capolavori che mi hanno davvero estasiato. Da apprezzare, infine, il lavoro del doppiaggio in italiano: ci sono dei momenti non particolarmente esaltanti, all’interno del gioco, in cui forse si poteva far meglio, ma tutto sommato il lavoro svolto rimane comunque soddisfacente.

La schermata di caricamento che mostra i volti a metà dei protagonisti di Dishonored 2

Per Concludere…

In definitiva, Dishonored 2 è un gioco fatto più per gli amanti dello stealth che prediligono l’esplorazione silenziosa e l’approccio non letale, piuttosto che l’azione e l’eliminazione sistematica di tutti i nemici della zona. Il titolo lascia piena libertà a riguardo, ma i combattimenti strutturati in maniera non impeccabile e la facilità con cui ci si può ritrovare in situazioni veramente brutte mi porta a dire che questo approccio è sconsigliato. Decidere di affrontare la storia prediligendo silenzio e discrezione vi fa godere molto di più di quest’esperienza, anche perché è proprio sotto questa luce che Dishonored 2 mostra tutto ciò che di positivo ha da offrire, nonostante l’intelligenza artificiale lacunosa mostri qualche difetto anche in questo caso.

Giudizio Finale:

Se avete amato il primo episodio, in questo ritroverete la maggior parte delle meccaniche, dell’ambientazione e dello stile che ormai sono propri di questo brand.
La trama, per quanto non faccia urlare al miracolo, l’ho trovata comunque interessante e apprezzabile, con alcuni personaggi caratterizzati piuttosto bene e carismatici.
Grafica e ambiente sono tipici del mondo di gioco della serie, originali e particolari, seppur con qualche imprecisione. I paesaggi che ci circondano e gli interni dei vari edifici sono costantemente accompagnati da un level design sbalorditivo, capace di stupire anche i videogiocatori più esigenti.
Nel complesso si tratta di un sequel più che riuscito, che sa farsi apprezzare da appassionati e non della serie.

Il Trofeo guadagnato dopo aver completato la trama principale con l'imperatrice di Dunwall Emily Kaldwin

Voto finale: 8,4

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Videogiocatore da tempo immemore, con la passione per questo mondo che non ha minimamente risentito dei 25 anni trascorsi a giocare.

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