Assassin’s Creed Syndicate
Dopo un deludente capitolo che mi lasciò parecchio amaro in bocca, decisi di acquistare il capitolo di Assassin’s Creed Syndicate nella speranza di ricevere delle riconferme da una saga che mi aveva lasciato un po’ ferito nel profondo: se infatti Unity era stato un capitolo che mi aveva un po’ deluso, su Syndicate nutrivo sinceramente qualche speranza in più. Uscito per console il 23 Ottobre 2015, Assassin’s Creed Syndicate non godeva di un buon momento per la saga, soprattutto viste le critiche arrivate in seguito al suo precedente capitolo.

Serve una rivoluzione
Con l’arrivo del disco di Syndicate all’interno della mia console, rimango affascinato dalla Londra Vittoriana del 1800. Il periodo della rivoluzione industriale (la seconda, in questo caso) è un momento storico che ho sempre trovato affascinante e l’atmosfera che si respira al suo interno è quella che ho sempre immaginato. Le fabbriche, con i loro alti camini, collaborano con le torri degli edifici più storici e religiosi della città, per creare una mappa sviluppata molto anche in verticale, oltre che in orizzontale. Questo, ovviamente, è di fondamentale importanza, visto l’elemento “parkouristico” che ha da sempre caratterizzato la saga. L’uso del lancia-corda rende l’esplorazione della città estremamente fluida e sebbene all’inizio nutrissi parecchi dubbi sul suo utilizzo, col tempo mi sono dovuto ampiamente ricredere.

Una trama che poteva fare di più
La trama di Assassin’s Creed Syndicate si presenta inizialmente come qualcosa di molto interessante: due personaggi controllabili, ovvero i gemelli Frye, due bande in guerra tra loro per il controllo della città (una di queste è la nostra, ovviamente) e l’eterno scontro tra assassini e templari danno forma a un inizio piuttosto incoraggiante.
Crawford Starrick, l’antagonista riuscitissimo del gioco, stringe Londra tra le sue mani, grazie alle sue fabbriche e al suo controllo tirannico su tutta la città.
I due fratelli assassini decidono così di caricarsi sulle proprie spalle l’ingrato compito di spodestare il templare dal suo trono, aiutando la città e la Confraternita in nome della giustizia e del Credo, non senza qualche conflitto interno in merito a quest’ultimo.
Gemelli… Diversi!
I diversi approcci dei fratelli Jacob e Evie Frye rendono i due protagonisti tanto diversi nella trama quanto nel gameplay. Dato il mio modo di giocare, mi sono spesso ritrovato nei panni della sorella, il cui approccio stealth e la sua propensione al silenzio mi hanno spesso attirato di più delle maniere forti, brusche e caotiche di Jacob. Per quanto la cornice che sostiene la storia di Assassin’s Creed Syndicate sia a livello di gameplay ben congeniata, la trama purtroppo peccherà spesso di climax, non raggiungendo quasi mai dei livelli di epicità degni del brand. Le poche eccezioni appartengono alle fasi finali della storia, dove tuttavia si potrebbe provare comunque una sensazione di mancato appagamento.
Un gameplay migliorato
Rispetto al precedente capitolo, dove le cose da fare erano veramente tante ma le sfide con i numerosissimi bug erano decisamente le più impegnative e costanti, questa volta ci troviamo di fronte ad un prodotto che per quanto non nasconda delle palesi imprecisioni, riesce se non altro a farsi apprezzare di più a livello di interazione con l’ambiente.
Le attività saranno molteplici, tra attività collaterali, quest secondarie, oggetti collezionabili e conquista dei territori. Non mancherà la presenza di personaggi davvero illustri e di riferimenti più che apprezzabili.
Affrontare i nemici:
Le fasi di combattimento hanno secondo me mantenuto molti dei soliti problemi: saremo infatti in grado di uscire dalla maggior parte delle situazioni più difficili attraverso l’uso dei gadget, senza contare che già di per sé i personaggi sono palesemente più forti dei nemici (Jacob in mischia è praticamente disumano). Con Evie le situazioni di scontro si complicano un po’, ma considerando le sue abilità di farsi strada col favore delle ombre, molte di quelle situazioni si risolveranno in ben altro modo.

Bisogna diventare più forti!
La quantità di potenziamenti da fare sarà piuttosto elevata: dovremmo infatti potenziare la banda dei Rooks, garantendoci dei vantaggi importanti per affrontare i quartieri più difficili; dovremmo potenziare i protagonisti stessi, che non solo impareranno delle abilità (di cui alcune disponibili solo per uno dei due fratelli), ma potranno anche personalizzare il loro equipaggiamento, il tutto legato strettamente al loro livello. Quest’ultimo crescerà di 1 per ogni mille punti esperienza fatti, fino al livello 10. Da amante della componente GDR nei videogames ho apprezzato questa introduzione (che già si era cominciata ad intravedere nel precedente episodio, per altro), ma d’altra parte mi rendo conto che è un cambiamento di direzione piuttosto importante, che alcuni potrebbero non apprezzare.
Intelligenza artificiale e realismo poco partecipi
Da segnalare, inoltre, un’altra grossa pecca che ormai Ubisoft si tira dietro da anni: l’intelligenza artificiale. Alcune missioni (la maggior parte, in realtà) risultano avere un livello di sfida piuttosto basso, dovuta non solo alla fase di combattimento che permette di vincere facilmente una volta regolato il tempismo dei contro-attacchi, ma dovuta anche alla mancanza di reattività “vera e autentica” da parte delle guardie, specialmente nelle fasi stealth. Inoltre, le persone che vivono la Londra del tempo verranno spesso viste in fuga nel momento in cui si crea il caos, ma a parte questo le conseguenze saranno minime. L’introduzione del corpo di polizia, sebbene all’inizio la reputai un’idea molto interessante, purtroppo non ha seguito gli sviluppi che immaginavo avrebbe potuto avere.
Il fascino di Londra:
Nonostante non manchino i bug e gli errori grafici, l’ambientazione di gioco appare abbastanza gradevole alla vista. Soprattutto quando si è in cima a torri o punti di sincronizzazione, il colpo d’occhio restituisce un panorama davvero gradevole, senza contare che la notte, il giorno, la pioggia e la nebbia sanno rendere il paesaggio ancora più suggestivo. Ho giocato a questo gioco su Playstation 4 e posso confermare dei leggeri cali di frame rate quando le situazioni si fanno un po’ più caotiche, ma tutto sommato la Londra di Assassin’s Creed Syndicate è godibile, soprattutto grazie ad una colonna sonora per la quale non posso che parlare bene: bella, incalzante, e perfettamente in linea con l’ambientazione del diciannovesimo secolo.

Per Concludere…
Tirando le somme, ho apprezzato questo gioco e mi sono divertito molto a rivivere l’era industriale, peccato per la mancanza di mordente nella maggior parte della trama. I problemi grafici e di intelligenza artificiale non sono stati eliminati del tutto, ma ho apprezzato molto il miglioramento avvenuto rispetto a prima. La saga aveva bisogno di conferme, e nonostante Assassin’s Creed Syndicate non mi abbia fatto entusiasmare in tutto e per tutto, resta sicuramente un buon titolo da recuperare per tutti i fan della saga che non lo hanno ancora giocato.
Voto finale: 8,0
Se avete delle opinioni particolari sulla saga, su questo particolare episodio o su altri, e volete discuterne, ho realizzato un articolo apposito dove esprimo buona parte delle mie opinioni su tutti gli episodi a cui ho giocato e che ho finito. Non parlerò perciò di Odyssey (non avendolo ancora finito), anche se ovviamente potrete farlo voi. Sarò ben lieto di condividere con voi quelle che sono le mie impressioni sul gioco fino a questo momento.
Perciò, che siate in cerca di un’opinione più specifica su Syndicate o che vogliate semplicemente parlare della saga, vi lascio il link qui sotto all’articolo sopracitato:
La saga di Assassin’s Creed – Gavio Games World
Se preferite seguire l’ordine di pubblicazione, vi lascio il link all’articolo dedicato ad Assassin’s Creed Origins:
Assassin’s Creed Origins – Gavio Games World